giovedì 11 settembre 2025

TRASPASO de negocio

    

IL TRASPASO DI UN NEGOZIO IN SPAGNA: brevi note per grandi risultati



    È da molto che non scrivo nel blog, però sono ancora qui per
proporre un argomento già trattato, ma sempre di attualità, gioia o dolore di molti:

il "traspaso" in Spagna (la cessione di un'attività commerciale).

    Premesso che il traspaso in se non richiede l'intervento di un Notaio, in quanto si formalizza con un contratto privato fra le parti (che, normalmente, nessuno registra e per legge nessuno è tenuto a farlo), sono molti gli aspetti di cui tenere conto e sono moltissimi coloro che in passato li hanno sorvolati... e si sono trovati a sbattere testate nel muro.


    Non pretendo, qui, con queste poche parole (disse quello che scrisse 500 pagine di prologo😄;-), di essere esaustivo con tutte le potenziali problematiche e implicazioni di un traspaso, ciascuno con le sue particolarità e differenze, legate anche al tipo proprio di attività, però una panoramica la faccio. Ogni (tipo di) negozio è una cosa particolare, ogni Ayuntamiento (Comune in Spagna) ha le sue regole in materia urbanistica e di licenze commerciali, le disposizioni generali cambiano continuamente e quelle specifiche non sono da meno e quando si mette tutto insieme a cocinare nel pentolone, si può avere fortuna o ci si può invischiare in un ginepraio.

    Con il senno di poi, quasi tutti sono bravi, ma se ci si affida al fai da te o al professionista sbagliato, è abbastanza facile che ci ritroviamo in una situazione differente da quella che avevamo sognato.

    D'altro canto, se si sceglie il professionista giusto (e chi mai potrei consigliare meglio del sottoscritto?  Contattami su https://traspasovalencia.com ;-) e quello che sembrava una giungla sregolata può apparire come un qualcosa di molto più tranquillo.

    Tornando all'essenza propria del traspaso, ci sono alcuni documenti fondamentali che sempre devono tenersi in conto, visto che l'acquisto di un'attività in traspaso può essere un'ottima opportunità per gli imprenditori, evitando il famoso periodo "morto" iniziale che non sempre si mette in conto, ma che tutti devono affrontare,.

    A Valencia, in particolare, la cessione di attività offre un mercato dinamico e ricco di possibilità, moltissima è la gente che lo cerca ed avere un negozio funzionante è una "quasi garanzia" di poterlo liquidare bene all'occorrenza (per passare ad un altro progetto, cambiare di città o quel che sia).

    In cambio, tenere una "sola" puó essere un vero incubo e, oltre a dare problemi durante la gestione, può rendere quasi impossibile un nuovo traspaso, nel caso si voglia vendere.


    Il processo richiede un'attenta ricerca e un'analisi dettagliata per evitare spiacevoli sorprese, verso le quali un consulente professionale è il tuo migliore alleato: il fatto che si faccia pagare, è normale ed è un investimento nella tua attività e tranquillità futura, non una spesa viva.

    UNA COSA FONDAMENTALE SA TENER PRESENTE: è un negozio, un'attività commerciale, e già prima di iniziare a cercare... anzi, già prima di iniziare a pensare di iniziare a cercare, si dovrebbe avere chiaro cosa, realmente, si stia cercando:

   



1) un'attività per lavorare direttamente "in proprio" e da soli;

2) attività per lavorare tutta la famiglia (es., una coppia con un figlio, fratelli e sorelle)

3) un tipo di attività che già hai avuto (in un'altra parte di mondo) e che conosci (altamente consigliabile) o un'attività completamente nuova perché vuoi dare una svolta alla tua vita e staccare con i ponti del passato (cosa, anche questa, legittima e comprensibile, però alla quale dedicare un profondo processo valutativo non solo all'attività, ma anche a se stessi)

4) la propria capacità d'investire (quanto?) e quella di affrontare eventuali periodi "morti" o di bassa produttività (è bruttissimo partire animati da grandi illusioni e ritrovarsi con brucianti disillusioni, cercando di rivendere rapidamente un'attività che ci accorgiamo di non poter gestire, e nella quale abbiamo investito soldi, tempo e sudore e che, magari, "vale", però nessuno la valora)

5) dedicare una parte delle proprie energie a elaborare un "business plan" (cosa progettiamo di fare, in quanto tempo, con quali spese ed entrate), incluso il "lavoro sul campo", con verifica diretta di quello in cui voglio investire (questo negozio, con quello che fa ora, "fa per me"?): si compra ora quello che esiste ora, che un giorno potrà anche essere tutta un'altra cosa in funzione del nostro proprio lavoro... però non andiamo a pagare per il valore che apporteremo noi al negozio, cerchiamo di pagare per quello che è ora);

6) se cerchi un consulente / agente immobiliare che ti possa aiutare nella tua ricerca, senza sapere nemmeno tu bene cosa stia cercando, (situazione che passa a molta più gente di quanto si possa immaginare) e questo ti invita a "parlarne insieme direttamente" in ufficio o in un bar (Ndr: personalmente, lo faccio. Ritengo che il conoscersi direttamente possa portare a definire molto meglio tutti gli aspetti e cosa realmente interessa e/o si possa fare), non vederlo come "tempo perso", bensì come la cosa più giusta da fare nel momento di sviluppo interiore che stai attraversando e che potrà portarti a fare la cosa giusta al momento giusto, invece della cosa affrettata nel momento sbagliato.

7) Impatto finanziario sul prezzo di un traspaso. Esempio: 60.000 €??? Questo è fuori di testa. È troppo, io pago al massimo 20.000€!

    Sia chiaro, possono esserci diversi fattori ad influire in una simile valutazione:

    - non posso permettermi un'investimento da 60000€: NON posso e finita lì: magari, ci provo per cercare di trattare brutalmente il prezzo. D'altro canto, se il venditore non è affrettato ed è cosciente di quel che tiene e del suo reale valore, se "60.000€" è il suo valore, non sta affatto ben disposto ad avviare una trattativa su questa base! Se voglio investire il meno possibile in un'attività ben funzionante, comprensibile, però le parti da mettere d'accordo sono due.

    - se posso permettermi investire 60000€, non per questo devo "buttarli" per non aver valutato attentamente la cosa: fare domande è lecito, rispondere è un obbligo, in questo caso.

    - se, invece, dico un prezzo solo perché mamma mi ha fatto la bocca e la uso già che ce l'ho... sarebbe meglio tacere: l'effettivo valore di un negozio è quello che il negozio vale ed il dire "è troppo" senza disporre d'informazione alcuna non ha senso (6.000€ possono essere una cifra spropositata per una cosa e 200.000€ possono essere un prezzo da occasione strepitosa per un'altra: sempre sono molteplici gli aspetti da valutare).


    Riassumendo:

    prima di negoziare, è fondamentale valutare a fondo l'attività e non basarsi solo sul prezzo di vendita: credetemi, ci sono negozi che sembrano "supermegamaxi" e non lo sono; ci sono altri che sembrano "niente, delle vere nullità" ed in realtà producono un utile bestiale ed il loro valore è perfettamente giustificato per que che si chiede o anche basso per quel che realmente sono.

    Considerare, per esempio, l'anzianità, l'inventario, le attrezzature e l'esistenza di licenze e permessi e la loro tipologia.

    Ci sono casi di negozi che si vendono perfettamente incamminati per la strada del successo, dopo che il venditore gli ha dedicato 6-8 mesi o un anno, facendosi carico della ristrutturazione, documentazione di apertura, fase di "start-up"... della parte "morta" del negozio, e lo mette in vendita quando inizia a produrre: questa, se uno vuole dedicarsi a questi tipo d'attività/investimento, è un'occasione davvero fantastica. Si può avere quello che uno cerca, già completo e senza bisogno di esagerare con l'investimento iniziale, già che stiamo comprando un "frutto acerbo, avviato a maturazione" ed il come maturerà spetta a noi (il prezzo è più basso di quello che la stessa attività avrebbe dopo 4-5 anni di consolidato funzionamento, anche se più alto di quello che avrebbe se non ci fosse frutto alcuno in vista).

    In altri casi, "prezzo basso" non vuol dire "affare buono": sempre, sempre, sempre debbiamo valutare la cosa, la persona e vedere se questa cosa si confà a questa persona.



    La documentazione, è fondamentale, però... pongo un esempio: inutile "fare il duro" e pretendere "la licenza definitiva" di un'attività che si apre con "declaración ambiental previa" (che sostituisce la licenza) perché non è né molesta né deve rispettare requisiti specifici e la si apre con la semplice dichiarazione di conformità del tecnico incaricato; d'altro canto, inutile avere tutto in regola con una qualsiasi licenza per un'attività funzionante e progettare grandi ristrutturazioni, stravolgendo quel che il locale è, magari anche cambiando di categoria di attività (per dargli il tocco finale), pensando di poter mantenere la licenza esistente (si deve rifare tutto da zero).

    Esaminare la storia finanziaria, la redditività, gli asset tangibili (arredamento, macchinari) e quelli intangibili (marchio, clientela, pagina web e reti sociali): sono cose fondamentali, che tangibili o no che siano, danno un valore reale al negozio.


    È fondamentale anche verificare il contratto di locazione del locale per assicurarsi che permetta la cessione o come si deve informare il proprietario del locale per ottenerne il consenso: alla fine, è normale che questo, prima di autorizzare, voglia conoscere e verificare i requisiti dell'acquirente e/o stipulare con esso un nuovo contratto... le cui clausole riprendono normalmente quelle del vecchio, quindi conoscerlo permette di sapere a che tipo di cose andiamo in contro.

NOTA: in un qualsiasi contratto di affitto commerciale in Spagna, il canone è gravato da IVA (21%), quindi, per sapere il reale costo dell'affitto, considerare l'IVA che, d'altra parte, si puó compensare in contabilità ingressi/uscite, quindi non è un "costo vivo"... però c'è!

DOCUMENTI FONDAMENTALI

  • licenza o dichiarazione previa
  • contratto d'affitto attuale 
  • altre autorizzazioni (p.es., terraza)
  • Registro Sanitario (necessario per elaborazione di alimenti, p. es.)
  • documentazione economica (ingressi/uscite)
  • non dimentichiamo una cosa alla quale sempre si passa sopra: verificare che "il propietario" che affitta il locale sia veramente colui che ha titolo ad affittarlo (il reale propietario o usufruttuario o rappresentante, se esiste) e non un soggetto che non ha titolo legale per farlo.

    C'è una moltitudine di altri documenti che possono non essere necessari, oppure solo consigliabili o assolutamente indispensabili, a seconda delle circostanze, ma su quei pochi indicati non si deve transigere, a rischio di ritrovarsi in situazioni non invidiabil.


RICORDIAMO LA LEGGE


    Nei contrati ad uso commerciale, valgono le norme del Codice Civile e quelle specifiche della LAU, però principalmente quelle del contratto sottoscritto fra le parti (nel senso che la Legge prevede cose, però in questo caso sono derogabili e se in un contratto si firmano cose "strane", sono comunque queste quelle che valgono.)

    Che dice la legge, nello specifico, rispetto al traspasso?

    Varie cose, però una interessa più di tutte.

    L'articolo 32 della LAU è quello che principalmente riguarda il "traspaso de negocio" e, testualmente, parla della possibilità di cessione del negozio e del contratto d'affitto, con l'obbligo di informare il proprietario del locale entro 30 giorni dall'avvenuta cessione e del diritto che tiene il proprietario stesso ad aumentare l'affitto fino a un 20%, in virtù del "traspaso". In pratica, però, quasi tutti i contratti d'affitto hanno la clausola in deroga a questo, e che riporta qualcosa come "non si può cedere il negozio, né il contratto d'affitto senza la previa autorizzazione del proprietario".

    Quando la condizione contrattuale è questa, ci sono pochi discorsi da fare: il traspaso si può fare, però solo con autorizzazione previa del propietario del locale in cui si svolge l'attività (l'arrendador). 

    Chiarimento: "io traspaso la licenza, però no i clienti", "traspaso il ristorante, però mi prendo questi 3 frigoriferi e i tavoli e le sedie, tanto se li cambierebbero comunque" e così via, non sono le giuste idee con le quali affrontare un traspaso di negozio, né per chi vende, né per chi compra: per definizione, il "traspaso" si ha quando si trasmette una unità economica (un'attività) autonoma e funzionante, con tutto quello che le permette di operare ed essere produttiva; in pratica, solo manca che il compratore ci metta il suo proprio tempo e lavoro, il resto c'è già tutto, apparecchiature, avviamento commerciale, locale dove si svolge l'attività ecc.

    Se si inizia a togliere cose essenziali per il funzionamento dell'attività o quello che in Spagna si chiama "fondo de negocio" (ed in Italia "avviamento commerciale"), si snatura l'essenza del traspaso e ci si allontana da que che in realtà dovrebbe essere.

    Il TRASPASO, non è soggetto ad IVA né ad ITP., però, se si cedono parti (come, p.es., apparecchiature), queste cessioni si, sono soggette ad IVA: spesso non ci si fa caso, però attenti, l'Agenzia Tributaria Spagnola, nel caso che se ne accorga (e può succedere, anche se nessuno dice o registra niente direttamente), colpisce duro.

    Per quanto riguarda la licenza?

    Si può "vendere" ad altri senza includere l'affitto del locale in cui si svolge l'attività?

    Nella vita sono tantissime le cose che si possono fare, alcune più, altre meno utili: se si parla di "traspaso", NON SI PUÒ CEDERE LA SOLA LICENZA, però, anche ammettendo che qualcuno la compri, si deve considerare che la licenza è specifica per esercitare una certa attività in un certo locale:

  •  se si cambia attività, anche mantenendo il locale, si deve cambiare licenza, la precedente non vale per fare cose differenti da quelle per le quali è stata concessa (magari, ci può essere la possibilità di integrare fra loro attività similari, nello stesso settore, che richiedano uguali requisiti, però non sbilanciamoci troppo);
  • se si ha una licenza (siamo titolari di questa), quale essa sia, e si vuole esercitare l'attività in un locale differente da quello per cui è stata concessa, niente da fare: la licenza viene oggi concessa per uno specifico locale che rispetta i requisiti dell'attività e per il quale è stata presentata la documentazione ed il relativo progetto e le dichiarazioni tecniche richieste. Nel caso, per avviare un'attività da zero, che non si debbano fare ristrutturazioni e si tratti di un'attività NON molesta, che si apre con un'autocertificazione tecnica, siamo allo stesso punto: è per uno specifico locale.
  • cedendo negozio con licenza, si fa in Ayuntamiento (o nella relativa pagina web) il "cambio de titularidad", comunicando che "da oggi, il nuovo titolare del negozio è Pinco" (e non più il vecchio Pallino) e si può continuare tranquillamente e legalmente l'attività, però la licenza (o qualsiasi altro tipo di autorizzazione) è specifica per la "referencia catastral", il codice catastale unico che identifica l'immobile, pertanto non si può assolutamente trasferire ad un altro immobile. 


Altre cose di cui tenere conto?




    Esistenza di personale, valutare se il venditore è un "particolare/autonomo" o se è un'impresa, e da qui possono apparire cose come "carichi pendenti", in particolare con il fisco o con i dipendenti, che comportano responsabilità per l'acquirente.

    Esempio: se il venditore è "un particolare", nel caso che sia in arretrato con il pagamento della Seguridad Social (in Italia sarebbe l'INPS), in linea di principio è un suo problema ed il compratore del negozio non ha problema alcuni, però, se il venditore è un'impresa e si compra pure quella, ci possiamo ritrovare legalmente obbligati per debiti che non erano nostri... prima, ora si. 


ORA SI COMPRA



    Una volta valutati l'attività e la sua documentazione, è il momento di passare alla fase di negoziazione. Il consulente (io;-) ti aiuterà a raggiungere un accordo sul prezzo e sui termini della cessione, incluso "l'accordo di non concorrenza", ragionevolmente commisurato al tipo di attività ed a dove tiene sede.

    Proposta (offerta), risposta, controproposta, controfferta... ci mettiamo d'accordo.
Infine, la stesura del contratto di cessione deve essere precisa, descrivendo l'attività, gli asset e le condizioni di pagamento.
    Magari, visto che ci siamo, occupiamoci anche dei dovuti cambi e subentri con la pubblica amministrazione, con la compagnia della luce, acqua, gas (se c'è), assicurazioni etc.


    Il vantaggio di un professionista


    Puoi fare tutto da solo, però contare sull'aiuto di un professionista per la cessione di un'attività non è una spesa, ma un investimento in sicurezza che aiuta a ridurre i rischi, a identificare possibili debiti nascosti e ti consiglia nelle trattative per ottenere le migliori condizioni. Le sue conoscenze specializzate ti daranno la tranquillità di sapere che la transazione è condotta in modo corretto e legale.

    Un ultimo consiglio: non cercare il professionista "più economico" o quello che sa tutto di tutto, cerca quello che se non sa una cosa specifica, sa a chi chiederla e ci mette l'impegno per risolverla. Molte cose si sanno e molte altre si può pensare di saperle, però devono sempre essere verificate ed in un mondo di cambiamenti costanti, può essere che quello che fino a ieri andava bene, oggi non lo vada più tanto.

    Un saluto e... ricordatevi di contattarmi tramite https://traspasovalencia.com 

    Carlo https://wa.me/34641289911 

giovedì 10 agosto 2023

La vita in Spagna

Italiani in Spagna 


    Continuo a sperare che qualcuno legga gli articoli del mio blog ed ancora di più che metta qualche commento o avvii una partecipazione attiva, ma, la cosa fondamentale, è che spero possano essere di aiuto per qualcuno, o per ispirarlo a compiere una certa scelta o per impedirgli di fare alcuni dei tremendi errori che abbiamo fatto noi (io in particolare) e che ci hanno portati sull'orlo del baratro, dal quale, poi, si dura indiscutibilmente una gran fatica a tornare indietro!

    È un dato di fatto!

    Però non facciamo tanto i tragici: l'attitudine positiva è quella che ti porta a vincere le battaglie e se continui a vincere battaglie, alla fine vinci anche la guerra... se hai scelto di vivere in un posto, cerca di fare tutto quanto in tuo potere per viverci bene!

    E ora, di cosa parlo?

"La vita in Spagna"

Com'è?

    Com'è vivere per cinquant'anni in Italia (io), per poi ritrovarsi in Spagna?

    Com'è per i nostri figli?

Per quello di loro che ha fatto fino alla seconda media in Italia?

E per quella che ha fatto fino alla 3ª elementare?

E per quella che ha fatto solo la 1ª elementare?

    Per loro è bene, anche se chiedono disperatamente stabilità di posto e di amici: i traslochi continui non li amano!

Com'è per mia moglie moglie, l'ideatrice della trasferta e trascinatrice di famiglia?

Forse ci sono alcuni ripensamenti in retrospettiva, però tutto dipende dalla scelta azzeccata del posto.

Alla fine, come sia per gli altri, continuo a ripeterlo, lo diranno loro, se vogliono; invece, come sia per me... lo dico io, sempre se voglio!

    Premesso che io non avevo nel 2015 niente di particolare da lamentarmi dell'Italia, che non ci stavo niente affatto male e che, anche se lavorativamente ero piuttosto "schiacciato" dagli eventi, non era che facessi propio una cosa che non mi piacesse, vedendo in retrospettiva questi ormai quasi otto anni pieni di errori, capocciate nei muri, tentativi reiterati di fare cose non congeniali, fughe dai posti non eccezionali per andare in altri migliori, che poi tanto migliori non sono... devo dire che, per quanto ci abbia messo tutto l'impegno possibile, sono riuscito a fare anche qualcosa di diverso dalle "coglionate" e vivere in Spagna mi piace... però, forse, ancora di più del posto in se, è che mi piace viverci con la mia famiglia!

    Se potessi tornare indietro nel tempo, sceglierei di tornare a fine Giugno 2019 e restare a Tenerife, però ormai sono più di 4 anni che stiamo a Valencia ed ora troverei difficile ritornare a Tenerife, anche se, avendone la possibilità, un pensierino serio ce lo farei... però non sceglierei di tornare al 2015 per restare in Italia.

    Non dico che la Spagna sia meglio dell'Italia o che gli spagnoli siano meglio degli italiani, cosa peraltro non sempre vera, dico però che vivere in Spagna mi piace e che vorrei aver fatto meno errori ed avergli preso la misura giusta prima: ora mi ritrovo alla soglia dei 60 anni (veramente dei 58), con così tanti obiettivi da raggiungere e cose da rifare e rimettere a posto, che non so dove mai troverò il tempo per andare in vacanza! 

    Dovrei pormi il problema dal punto di vista "ora, di cosa potrei parlare, affinché i seguitori mi seguano davvero o possa acquisirne di nuovi"?

    Una delle prime cose da chiarire è perché sto scrivendo ed aggiornando questo blog "casainspagnapuntoit": basta leggersi il primo articolo pubblicato, quello della presentazione e, più o meno, le ragioni sono lì: per fornire un aiuto a chi, italiano, vuole trasferirsi a vivere in Spagna e, in particolare, nelle Canarie (a Tenerife) o a Valencia (nella Comunidad Valenciana).

    Attualmente vivo vicinissimo a Valencia, praticamente "alle porte della città" e in precedenza a Tenerife: per queste due ambite mete, posso non solo dare informazioni generiche, ma direttamente di prima mano, per esperienze vissute o, al limite, avere conferma attualizzata tramite conoscenti della massima affidabilità, che ancora vivono sul posto (parlando di Tenerife).

    Per altre zone della Spagna, le regole "generali" sono le stesse, ma quella "particolari" possono cambiare anche molto, in quanto il territorio, non dimentichiamocelo, è diviso in "Comunidades Autónomas" (quelle cose che si chiamano Canarias, Comunidad Valenciana, Andalucía, Galicia, Castilla-La Mancha, Cataluña, Comunidad de Madrid, Murcia ecc.) che, a paragone con l'Italia, definirei, più che Regioni, "Regioni a Statuto Autonomo": ogni zona, in particolare in materia fiscale, sanitaria e turistica, ha una sua legislazione specifica  sulla quale non sarebbe male essere informati prima di andarci.

    Osservazione personale: in Canarias NON ESISTE L'IVA (a tutt'oggi, 08/08/2023, il 21% in Spagna "peninsular"), ma c'è l'IGIC (attualmente l'aliquota ordinaria è al 7%, ma come succede con l'IVA che non in tutte le cose è al 21%, ci sono varie aliquote possibili che si applicano a varie tipologie di generi, quindi non è detto che tutto sia al 7%).

    Come sono i prezzi dei generi "normali" (dicesi CIBO) in Spagna rispetto a quelli italiani?

Bella domanda!

    In linea di massima, con riferimento almeno alle zone Centro (dove ho vissuto e saltuariamente vado) e Nord Italia (dove non ho mai vissuto, ma in cui saltuariamente passo), i prezzi in Spagna sono un pò (ma solo "un pò"!!!) più bassi per gli articoli corrispondenti, nel senso che se vivo in Italia e compro cose Italiane spendo di più di quanto faccia se vivo in Spagna e compro cose spagnole. Ad essere proprio sinceri, in prezzi in Spagna sono aumentati a dismisura su tutto, però, se li confronto con quelli che trovo in Italia ed i loro aumenti smisurati, finisce sempre che con gli acquisti in Italia ci resto molto più di mer... che con quelli in Spagna. 

    Se, invece, vivo in Spagna e voglio continuare a comprare cose italiane... ecco, questo è un sistema garantito per spendere di più ancora di quanto farei in Italia, ma non dovrei, in questo caso, dire che "la vita in Spagna è più cara che in Italia", bensì specificare che "vivere in Spagna comprando prodotti italiani, mi costa di più che farlo in Italia"!

    Sempre, questo, con riferimento al Made in Italy che sia anche "fatto / elaborato in Italia", perché se entro nel mercato degli acquisti di generi "Made in Italy" (but coming from China and others places strictly far from Italy), non vado ad esprimermi su qualità, gusti, prezzi o altro... e nemmeno dico che siano necessariamente sempre peggiori, solo che "non sono fatti in Italia", è normale pagarli meno dei corrispondenti italiani e non si dovrebbe mai restare sorpresi per la "mancanza di qualità" rispetto agli originali ...anche se, invece, questo sempre è motivo di sorpresa!

    Finita con la filippica dei ricordi, passiamo ad alcune particolarità spagnole che, anche dopo anni, possono lasciare "spiazzato" uno come me... e credo molti altri: in certi casi adeguarsi alla Spagna può essere proprio ostico!

Tengo, in modo particolare, a far rilevare alcune cose (differenze) eclatanti:

la lingua:

nella lingua spagnola (Castellano) le doppie lettere quasi non esistono; nel Valenciano, che, volenti o nolenti, nella Comunidad Valenciana viene parlato insieme al precedente e nelle scuole pubbliche e "concertade" è materia di studio e di esami, le doppie ci sono. Anzi, come aspetto estetico, il Valenciano scritto è molto più simile all'italiano di quanto lo sia il Castellano... anche se poi, parlato, è un'altra cosa.

"Hola, buenos días, ¿que tal?" = "Ciao, buongiorno, come va?" ...non è detto che sia un modo di rivolgersi normalmente alla gente perché a qualcuno gli interessi davvero di te: è un modo standard di salutare... che poi può anche essere per dare davvero un seguito alla conversazione o semplicemente uno scambio di saluti fra perfetti sconosciuti a cui non frega assolutamente niente l'uno dell'altro: è semplicemente un modo per salutare!

pasta:

un'immagine vale più di mille parole e basta far caso a quella sottostante per capire di cosa stia parlando


"MACARRÓN RAYADO": è il nome spagnolo di queste pennette rigate che, nella parte alta della confezione, riportano forse esageratamente pomposa dicitura "pasta di qualità superiore, fatta con semola di grano duro". Sul fatto che tutte le scritte siano in spagnolo, niente da dire: siamo in Spagna ed è normale e bene così, però la parte che sempre mi insospettisce, mi risulta assolutamente innaturale ed a cui penso non mi abituerò mai, È L'INDICAZIONE DEL TEMPO DI COTTURA: "cocción al dente 8 miutos" - "cocción suave 10 minutos"... ed in tutti i pacchi di pasta spagnoli, ci si trova lo stesso tipo di scritta (al cambiare della pasta cambiano i minuti - e meno male, almeno questo! -, ma non l'indicazione del doppio tempo. Praticamente, mi viene da tradurlo con "TEMPO DI COTTURA: PASTA COTTA NORMALMENTE 8 MINUTI, PASTA STRACOTTA MODELLO MARMELLATA 10 MINUTI": non vedo in che altro modo potrebbe trasporsi in italiano! Non credo che in Italian Style questa cosa avrebbe tanto seguito, ma qui è normale cosi, anzi, mi ricordo la filippica della signora che ci teneva un corso de "manipulador de alimentos", contro gli "strani gusti degli italiani per avere la cottura al dente della pasta, quando la cottura suave ne assicura la maggiore digeribilità, minore tossicità etc": secondo quella, in Italia avrebbero dovuto esserci i morti a strato nelle strade per colpa del tempo di cottura della pasta!

caffè

Se andate a prendere un caffè ad un bar spagnolo normale, che non sia gestito da italiani e/o anche fatto proprio da italiani a cui lo avete chiesto in italiano per cui, più o meno, sanno già cosa darvi e, al massimo, possono chiedervi se lo preferite "ristretto, normale o lungo"... state attenti a cosa chiedete: se per voi è uguale o siete amanti del "caffè modello secchio" e non vi fate problemi, perfetto! ...ma non vi venga l'idea, per esempio, di chiedere "UN CORTADO" pensando che sia "UN CAFFÈ CORTO": NON LO È! Si tratta di un caffè abbastanza lungo, in tazza grandina o bicchiere con aggiunta di latte... praticamente, quasi un caffè e latte "mini"; se poi vedete gli ingredienti ed al prossimo giro vi siete infurbiti... non andate a chiedere "UN CAFFÈ MACCHIATO", che è un'altra cosa, in un bicchiere o tazza più grande, in cui il gusto di caffè inizia ad essere veramente molto diluito. Ed il cappuccino? Dipende dai vostri gusti, ma se non ci volete la cannella (io, per esempio, mai avrei pensato ci fosse come elemento standard), diteglielo subito e se vi guardano straniti... ribaditelo!

Le immagini sotto, possono spiegare qualcosa, ma se volete un "espresso corto", combattete per i vostri principi: quello "non me lo ponga", p.es., è sicuramente una presa di culo spagnola a certe richieste di italiani.

 
 


pizza

Gioia e dolori di molti italiani, pizza napoletana, pinsa, pizza al taglio, pizza familiare, pizza in vari stili... ma sempre impasto farina e acqua lievitato in qualche modo, pomodoro, mozzarella (a seconda delle preferenze, anche di bufala) ed altre cose. Si possono avere tante varianti, ma gli ingredienti base sono limitati: a me, per esempio, 7 volte su 10 che mangio una pizza, mi piace prendere la margherita, 1 volta su 10 quella bianca (focaccia semplice o, magari, con mozzarella) e 2 volte posso provare qualcosa di più "avventuroso", come prosciutto e funghi, capricciosa, acciughe (o tonno) e capperi, salsiccia e cipolla... in Spagna, invece, si apre il mondo! Si parte con la mozzarella, che non tutti usano, a favore del "queso mozzarella", che non so bene cosa sia, ma ha un aspetto estetico molto bello quando sente il caldo del forno, ma che è una cosa differente dalla mozzarella.

Poi, qui, è normale metterci sopra qualsiasi cosa... di tutto e di più: non sempre vengono fuori accostamenti incommestibili, però ce ne sono alcune "normali" e che sono veramente "da primato"😅😅😅

Pizza "Hawaii", con prosciutto cotto e ananas, alla quale i più arditi aggiungono il piccante



    

Pizza con "carne mechada" (sfilacciata)     Pizza "barbacoa" (carne macinata e salsa barbecue


frittata

Qui esiste "la tortilla", fatta con patate, uova, quasi sempre cipolla e... a seconda dei gusti, alcuni altri ingredienti selezionali: per me è buona, la faccio e la mangio volentieri, però attenzione a quello con cui parlate, già che, a seconda della zona spagnola di provenienza, ci sono varie scuole di pensiero e possono nascerne discussioni anche pesanti!!! Esteticamente, rispetto a quella che conosciamo come "frittata di patate, la differenza principale sta nello spessore.

Tortilla versione classica

  Tortilla versione un pò meno classica



frittura

Quella che è una normale "frittura di pesce" per un italiano, la vedo solo offerta in ristoranti italiani, in tutti gli altri posti si frigge... ma non sembra che il misto "calamari, gamberi e pesci" sia conosciuto. Qui ci sono "calamares a la Andaluza", "tortilla de camarones", "boquerones fritos" e tante altre cose, ma il "fritto misto" sembra non rientrare nei normali gusti della gente.

"normale" Italian style



colazione

Un classico: bicchierone di caffè e latte con pane tostato con passata di pomodoro. Il "cappuccino con brioche" esiste, me da snob... come quelli che vengono in vacanza e non vogliono adeguarsi al posto!

  tostada de tomate cortado



birra alla spina

Caña, doble, Jarra o pinta... con questa mi ci sono sempre trovato bene: sui 2 - 3 €, talvolta 1,50€, si riesce a tutt'oggi a bere una birra alla spina, mentre mi ricordo che in Italia, almeno a Follonica, già nel 2015, per meno di 4 euro non ti facevano nemmeno annusare il bicchiere vuoto.



"ir de tapas"

Un classico spagnolo, un giretto per locali con amici, spiluzzicando qualcosa qua e la, con "cervezita" e cose simili; non proprio "l'aperitivo al bar", qualcosa di meno "scelto" e molto più diffuso: anche se l'orario preferito per "irse de tapas" è quello serale/notturno, in realtà tutte le ore sono buone e direi che 'e l'attività principale che riunisce tutte le età e nella quale si raggiunge la vera "igualdad de género"!

  



rapporti con la gente

Cosa pensano gli spagnoli degli italiani? Come si comportano? Mboh? ...io direi "cosa pensano gli italiani degli spagnoli, quando siamo in Italia", "come ci comportiamo"? In linea di massima, siamo a questi livelli: mai sentito, in generale, gli italiani in Italia sbrodolare di giuggiole verso gli spagnoli e state pure sicuri che la cosa è reciproca!

lavoro e stipendio

Questa, potrebbe davvero essere una "nota dolente": non è che la Spagna brilli per la sua eccezionale percentuale di occupazione e di giovani realizzati nelle loro aspirazioni. Lavoro ce n'è, nei settori specializzati, però il lavoro "comune", quello a cui si può accedere senza particolari qualifiche di studio o di conoscenze linguistiche, non sempre è facile da trovare e spesso gli stipendi sono bassini... bassi in proporzione a quello che si spende per vivere. Se siamo una coppia ed entrambi lavoriamo, in linea di massima ce la caviamo, ma se si parla di una solo stipendio per una famiglia... non è che siamo messi tanto bene. Poi ci sono zone meglio e altre peggio, come in tutte le nazioni, però, in generale, sarebbe buona cosa avere una qualche qualifica professionale dimostrabile, per poter sperare in qualcosa di buono.





la casa in affitto o da comprare

E qui siamo davvero "al top": al giorno d'oggi, salvo avere una disponibilità economica non indifferente e garanzie molto solide e ben dimostrabili (di solito, lavorative), trovare una casa in affitto nei grandi centri è una della cose più disperanti che si possano vivere... spesso molto al di là di quello che chiunque possa aspettarsi. I prezzi degli affitti sono in continuo aumento e la richiesta pure... il che rende piuttosto difficile il sistemarsi in tempi ragionevolmente brevi alla maggior parte dei nuovi arrivati.

A livello di consiglio, se una persona appena può permetterselo, è decisamente da valutare l'opzione acquisto, comunque a questo argomento dedico appositi articoli e non sto qui a dilungarmi!

un classico... ma spesso difficile da ottenere



    Ci sono tantissime altre cose di cui si potrebbe parlare, però, fondamentalmente è da considerare che se si viene in Spagna, siamo ancora sul pianeta Terra, ma moltissimi "usi e consumi" sono realmente abbastanza differenti: se siamo noi a venirci per nostra volontà, inutile "lamentarsi" delle mancanze o del fatto che sia diversa dall'Italia, adeguiamoci e ci vivremo molto meglio! Per quelle cose che proprio ci mancano, ad esempio in campo alimentare, posti dove trovarle ce ne sono moltissimi, oppure sempre possiamo farcele in casa, se siamo amanti delle "ricette della nonna"!

    Alla fine, ricordiamoci, per esempio, che con la guerra in Ucraina, tanti tipi di pasta prodotti con grano 100% italiano sono aumentati a dismisura a causa del ridotto arrivo di grano dall'Ucraina... quindi il mondo è già pieno di suo di contraddizioni, senza per questo lamentarsi troppo della diversità di costumi da un paese all'altro!

Anche per oggi un saluto e "hasta pronto", Carlo

TRASPASO de negocio

     IL TRASPASO DI UN NEGOZIO IN SPAGNA: brevi note per grandi risultati      È da molto che non scrivo nel blog, però sono ancora qui per ...